Vi sembrano molti 97 anni? Nella vita di una persona sono un bel traguardo, ma non poi così raro. Nella vita di un Paese dovrebbero essere un soffio: il 1916 dovrebbe essere l’altro ieri. Ma per l’Italia no; per l’Italia 97 anni sono un’era geologica. Noi siamo un paese dalla memoria corta: chi si ricorda più, oggi, che tra il 5 e il 17 agosto 1916 si svolse una delle battaglia più atroci e sanguinarie della prima guerra mondiale?
Provate a digitare su Google le parole chiave ‘Gorizia agosto 1916’: non salta fuori una sola commemorazione da parte delle istituzioni, un solo articolo di giornale che ricordi al volenteroso lettore l’ecatombe che ebbe luogo in quei giorni, nei quali morirono più di cinquantamila soldati italiani e più quarantamila soldati austriaci. Del resto, da noi vige il motto “Chi muore tace e chi vive si dà pace”.
Che opinione dobbiamo avere di una nazione che, nei suoi rappresentanti ufficiali, nelle sue scuole, nei suoi centri culturali non ha nemmeno la pietas di commemorare la morte di decine di migliaia di uomini ai quali ha chiesto di combattere per la patria meno di un secolo fa? E non vale dire che l’Italia repubblicana è altra cosa dall’Italia liberale che precipitò nella guerra, perché siamo sempre noi, figli, nipoti e pronipoti di quegli italiani là, che ci piaccia o no.
Ma il dolore degli uomini mandati al massacro per conquistare terre che non sentivano proprie ci ha lasciato uno dei più bei canti contro la guerra che io conosca. Mia nonna, nata nel 1911, aveva cinque anni quando ci fu quella battaglia, e cantava “O Gorizia, tu sei maledetta” ancora qualche giorno prima di morire, pochi anni fa. Adesso che lei non c’è più, lo ascolto su YouTube.
La mattina del cinque di agosto
si muovevano le truppe italiane
per Gorizia le terre lontane
e dolente ognun si partì.
Sotto l’acqua che cadeva a rovescio
grandinavano le palle nemiche,
su quei monti, colline e gran valli
si moriva dicendo così:
O Gorizia, tu sei maledetta
per ogni cuore che sente coscienza,
dolorosa ci fu la partenza
e il ritorno per molti non fu.
O vigliacchi che voi ve ne state
con le mogli sui letti di lana,
schernitori di noi carne umana
questa guerra ci insegna a punir.
Voi chiamate il campo d’onore
questa terra di là dei confini
qui si muore gridando “Assassini!
maledetti sarete un dì”.
Cara moglie, che tu non mi senti,
raccomando ai compagni vicini
di tenermi da conto i bambini
che io muoio col suo nome nel cuor.
O Gorizia, tu sei maledetta
per ogni cuore che sente coscienza,
dolorosa ci fu la partenza
e il ritorno per tutti non fu.