AnnalisaAndreoni.it

Icona Facebook   Icona flusso RSS

Caro Renzi, smettila di tenere in ostaggio il PD

[«L’Huffington Post», 1 febbraio 2017]

Ma come è possibile che il segretario del maggior partito italiano si rifiuti di convocare un congresso, nel momento in cui lo chiedono a gran voce non solo la minoranza interna, ma anche esponenti di peso del partito come due presidenti di regione, quello della Toscana e quello della Puglia, e gran parte degli elettori del Centrosinistra?

Come è possibile che, dopo la sonora sconfitta del referendum, seguita dalla bocciatura da parte della Consulta di una legge elettorale imposta a colpi di fiducia, non solo Renzi non senta il bisogno di rimettere il mandato e pretenda di tenere fermo per mesi il suo partito (alla faccia del “correre” di Murakami) fino alla data prevista del dicembre 2017, ma addirittura voglia far cadere il governo a guida Pd prima della scadenza naturale – primavera 2018 – per non correre il rischio che, nel frattempo, si trovi qualcuno più bravo di lui?

E sarebbe ben il terzo che fa cadere, dopo quello di Enrico Letta, abbattuto per ambizione, e il suo proprio, avendo dovuto fare harakiri per pagare il fio della scommessa referendaria: nessuno è mai arrivato a tanto, neppure il vituperato D’Alema.

È impressionante la parabola di un uomo che, fino a tre anni fa, aveva il coraggio di imporre le primarie aperte a una classe dirigente invecchiata e adesso rifiuta di affrontare sia una discussione congressuale vera, che dia al suo partito la possibilità di ragionare sulle cose da fare nei prossimi cinque anni per combattere la crisi globale, sia primarie che restituiscano agli elettori del Centrosinistra la possibilità di scegliere il candidato migliore.

Sono due tappe che Renzi, se ha ancora in sé un briciolo dell’uomo che era tre anni fa, non può in nessun modo permettersi di evitare. Perché, se non lo fa, si delegittima di fronte a tutti i suoi elettori. O vuole veramente trovarsi in campagna elettorale con un Salvini e una Meloni che guardano dritti in camera e dicono: “Renzi ha avuto paura di sottoporsi persino al voto del suo partito, perché non lo avrebbero rivotato nemmeno loro, figuriamoci se lo faranno gli italiani”?

Sono tempi duri, questi, e chi ha paura, chi è bravo solo a tenersi stretti posti garantiti è meglio che cambi mestiere. E questo, caro Renzi, vale sia per i posti dei capilista bloccati, che la maggioranza degli elettori del Pd vede come il fumo negli occhi, sia, a maggior ragione, per il posto di segretario.

Renzi, piaccia o no, è un segretario perdente e in scadenza: il suo mandato scade tra pochi mesi e lui non ha il diritto di ipotecare il futuro, non solo del suo partito, ma dell’intero Centrosinistra. Delle due l’una: o Renzi è convinto di essere ancora maggioritario nel Pd – e allora non si capisce perché non voglia battersi con altri contendenti, visto che ama tanto la lotta corpo a corpo – o sa di non esserlo più, nel qual caso avrebbe il dovere morale di rimettere il mandato.

Ma sforziamoci di capire il suo punto di vista: teme che questa sia la sua ultima chance e quindi spinge il pedale al massimo, rischiando il tutto per tutto pur di restare al volante. Ma chi è in macchina con lui è davvero disposto a fare la fine di Thelma e Louise?

Cari Franceschini, Gentiloni, Orfini etc., pensate davvero che Renzi sia ancora il miglior segretario del Pd e il miglior candidato premier? Se davvero, come si legge in questi giorni, vi state sedendo al tavolo di Renzi per contrattare i posti sicuri dei capilista bloccati, e siete disposti ad assecondarlo per far cadere il vostro stesso governo, state esponendo il Pd e la sua intera area politica a un azzardo pari a quello che è stato il referendum. E il risultato – non potete essere così ciechi da non vederlo – sarà ancora peggiore: sarà la sparizione definitiva del Centrosinistra.

Veramente credete ancora che sia Renzi il cavallo vincente? Dopo la sberla delle amministrative e la tranvata del referendum? Siete capitani di lungo corso e dovreste saper riconoscere da che parte soffia il vento: non vi dice nulla la vittoria di Hamon in Francia? Non vi suggerisce niente la fotografia dei leader della sinistra in camicia bianca, richiamata all’attenzione da Ferruccio de Bortoli, in cui tutti sono caduti e Renzi è l’ultimo rimasto?

E con quale programma pensate di condurre la campagna elettorale, di qui a giugno? Perché un programma non c’è, a meno che la vostra cultura politica non si accontenti degli slogan che usciranno dalla testa del capo, di settimana in settimana (l’ultimo che si registra è: “Se ritorno al governo, abbasserò l’Irpef”; vabbè…).

Il Pd, al momento, viaggia intorno al 30%. Solo in un delirio di onnipotenza si può ritenere che possa arrivare al 40%. E se dovesse concretizzarsi una lista alternativa che chiami a raccolta tutti gli elettori di sinistra contrari a Renzi, il Pd scenderà al 20 – 22%.

Ciò significherebbe consegnare il Paese al M5S. Siete davvero disposti a passare alla storia come quelli che hanno fatto deflagrare il Centrosinistra e consegnato il Paese a Grillo, per assecondare un giocatore d’azzardo e assicurarvi una manciata di posti in Parlamento per i prossimi cinque anni? In un Parlamento che, peraltro, sarà ingovernabile, come annunciano tutte le proiezioni.

Usate il cervello, per favore. È molto più intelligente – e pagherà molto di più, fidatevi – bloccare l’azzardo di Renzi, darsi da fare perché il governo Gentiloni affronti i guai dell’Italia, andare a elezioni a scadenza naturale e fare un congresso vero, con una libera dialettica che verta sui contenuti e si interroghi su quale progetto di mondo e quale programma concreto occorra per dare un futuro al Paese.

E che vinca il migliore: se la maggioranza confermerà di volere Renzi, allora continuerà la sua corsa e sarà, almeno, un leader legittimato dai suoi, non un vecchio politico incollato alla poltrona col bostik. Altrimenti, ci sarà qualcun altro, con un programma diverso e forse qualche chance in più di farcela. Cari signori, meno testosterone e più fosforo, per favore. Se ne siete capaci.

Tranquilli, la lingua inglese non sostituirà l’italiano nei corsi universitari
Previous post
Elena Ferrante una e trina: contro l’idea romantica di autorialità
Next post