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«È finito il diluvio?» Trenta scrittori alla prova della rinascita nazionale

[L’Huffington Post, 30 marzo 2014]

“Mettiamo il viso fuori dall’acqua appena ora, e non sappiamo come ciò sia possibile, tiriamo fuori la mente dalle cose, e ci guardiamo intorno: e guardiamo in alto. Molti come noi guardano in alto: nessuno ha visto apparire l’arcobaleno. Quelli dell’Arca dicono che la colomba è tornata. Ma il cuore si è fatto così sospettoso che noi non crediamo più nemmeno ai nostri sapienti. E’ veramente finito il diluvio?” Così Giacomo Noventa, nei mesi immediatamente successivi alla fine della seconda guerra mondiale, descriveva lo stato d’animo degli italiani che si affacciavano alla vita democratica.

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Di nuovo i classici in traduzione?

[«Generazione Goldrake», 3 novembre 2013]

L’«Avvenire» del 31 ottobre (Caro Dante, fatti capire! di Edoardo Castagna) dedica una pagina di Agorà alla questione se sia opportuno, come avviene in Inghilterra e in Francia, che a scuola si leggano i classici della letteratura italiana in traduzione moderna. Il dibattito non è nuovo: se ne è parlato a lungo già quindici anni fa, quando fu aperto sulla «Rivista dei Libri» da Marco Santagata, che aveva pubblicato una versione in prosa delle Canzoni di Leopardi, e devo dire che l’evoluzione socioculturale di questi anni ha rafforzato in me la convinzione di fondo che esprimevo nel mio intervento di allora (“Tradurre Machiavelli? No! Dichiaro aperto il dibattito”, «Rivista dei libri», settembre 1998).

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Tradurre Machiavelli? No! Dichiaro aperto il dibattito (a proposito di “Tradurre Machiavelli?” di Marco Santagata, “la Rivista dei Libri”, n. 5, maggio 1998, pp. 11-12)

[«La Rivista dei Libri», n. 9, settembre 1998]

Si scuserà il cedimento del titolo all’irresistibile ricordo cinematografico, che non vuole essere segno di irriverenza, bensì ammissione di imbarazzo di fronte alla scabrosità dell’argomento, al pari di quello, più annoso, del noto dibattito di Berlinguer, ti voglio bene (“Pole la donna uguagliassi all’omo?”) di cui appunto, tra remore e condizionamenti irriflessi, pure bisognava parlare. E parla, infatti, superando le reticenze di molti, l’articolo di Marco Santagata (“la Rivista dei Libri”, maggio 1998), che, partendo dai risultati dei test della Facoltà di Lettere di Milano, prende atto della scarsa dimestichezza delle matricole con la lingua della letteratura, si interroga sui possibili canali di trasmissione e sull’effettiva fruibilità del patrimonio letterario, e arriva fino a ipotizzare, provocatoriamente, l’uso di traduzioni di Machiavelli in italiano moderno.

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