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Caro Renzi, smettila di tenere in ostaggio il PD

[«L’Huffington Post», 1 febbraio 2017]

Ma come è possibile che il segretario del maggior partito italiano si rifiuti di convocare un congresso, nel momento in cui lo chiedono a gran voce non solo la minoranza interna, ma anche esponenti di peso del partito come due presidenti di regione, quello della Toscana e quello della Puglia, e gran parte degli elettori del Centrosinistra?

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Essere quarantenni senza essere #matteorenzi

[«L’Huffington Post», 16 marzo 2016]

“La lotta tra serietà e dannunzianesimo è antica e senza rimedio”, scriveva Piero Gobetti nella Rivoluzione liberale. A distanza di quasi cent’anni quest’affermazione è più vera che mai, come mostra l’ultimo libro di Claudio Giunta, Essere #matteorenzi, appena uscito per il Mulino.

Per un quarantenne è difficile prendere sul serio un altro quarantenne, scrive Giunta; un ventenne immagina che il Presidente del Consiglio ne sappia molto più di lui, e un sessantenne pensa di non capire perché sente di non essere più al passo con i tempi, ma “un quarantenne sa quando Matteo Renzi ha imparato parole di gomma come brainstorming, digital divide, CEO, duepuntozero; sa come suonavano strane all’inizio;

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Storia della provincia apuana: quella terra bella, bianca e tradita

[«L’Huffington Post», 26 giugno 2015]

Quella domenica d’estate me la ricordo bene. Era il 17 luglio 1988 e fui svegliata al mattino presto dallo squillo insistente del telefono. Era la mia amica Laura, che mi svegliava per darmi l’allarme: “È scoppiata la Farmoplant, fuggite tutti al più presto.” In casa mia dormivano ancora tutti e io rimasi un lungo momento con in mano la cornetta che ormai faceva “tu-tu-tuuu”. Sapevo bene che cosa significava. Da anni, ormai, a scuola facevamo scioperi e cortei per chiedere la chiusura di quella fabbrica, che nella zona industriale di Massa lavorava prodotti chimici tossici. Nessuno sapeva con certezza quali sostanze vi fossero trattate – rogor, cidial – ma sapevamo che, se si fosse verificato un incidente, avremmo rischiato di diventare una nuova Seveso.

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Non ci sono incolpevoli nella strage della Malaysia Airlines

[«L’Huffington Post», 21 luglio 2014]

Leggo con sgomento le notizie sui trecento morti dell’aereo della Malaysia Airlinesabbattuto da un missile nel cielo di Donetsk. Erano studenti, turisti, lavoratori (il fior fiore della ricerca olandese sul virus dell’HIV) e ottanta bambini. Né più né meno le persone che girano ogni giorno nelle metropolitane delle città d’Europa. Noi, insomma, la gente comune.

L’Ucraina, diffondendo intercettazioni, afferma che i colpevoli sono i separatisti filorussi, che avrebbero colpito per sbaglio. La Russia sostiene che la responsabilità della situazione è dell’Ucraina. I separatisti filorussi dicono: “Che sono venuti a fare qui? Non lo sanno che c’è una guerra?”. Ma davvero l’Ucraina non era consapevole del reale pericolo per l’aviazione civile, al punto da mantenere aperto lo spazio aereo?

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