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Come si fanno le riforme in Italia: rileggere il “Saggio storico” di Vincenzo Cuoco

[L’Huffington Post, 12 maggio 2014]

Se la storia insegnasse qualcosa, il Saggio storico sulla rivoluzione di Napoli del 1799 di Vincenzo Cuoco è uno di quelli libri che la classe politica di questo Paese, quella che mira a fare le riforme – il giovane Matteo Renzi, per esempio – dovrebbe tenere sul comodino. Cuoco spiega perché le rivoluzioni, in Italia, falliscono e perché sia così difficile da noi portare a compimento un processo riformatore.

Si impara, leggendolo, che è un vecchio vizio della classe dirigente italica quello di voler trapiantare da noi modelli costituzionali importati dall’estero, e che quando si vogliono davvero fare le riforme bisogna partire dall’analisi concreta della realtà, e ad essa adattare gli ideali e le azioni, non viceversa.

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Morire in Antartide da precario

[L’Huffington Post, 20 gennaio 2014]

Luigi Michaud era un biologo marino. E’ morto il 17 gennaio in Antartide, nella base italiana “Mario Zucchelli”, colto da malore nel corso di un’immersione nell’acqua gelata, mentre raccoglieva campioni da analizzare. Luigi Michaud aveva quarant’anni, una moglie e due figli, ed era un lavoratore precario: era assegnista di ricerca all’Università di Messina.

Un assegnista di ricerca – parlo con cognizione di causa perché anch’io lo sono stata – è titolare di un assegno mensile per fare ricerca su un determinato argomento. Non è assunto, neanche a tempo determinato, dall’istituzione per cui lavora e dunque non ha le tutele previste da un’assunzione regolare. Un assegno di ricerca può durare un anno, due anni; può essere rinnovato. Poi arrivederci e grazie.

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L’italiano ai tempi dell’alta velocità ferroviaria: utente, cliente o corpo vile?

Una volta c’era il servizio pubblico e c’erano gli utenti del servizio pubblico, i quali spesso erano scontenti perché il servizio pubblico funzionava male. Poi hanno liberalizzato, privatizzato, spacchettato e ricapitalizzato, e ci hanno detto che gli utenti ormai erano diventati clienti, status più dignitoso in quanto presupporrebbe un rapporto trasparente basato sul pagamento di una tariffa adeguata al mercato per l’acquisto di un servizio di qualità. In effetti, non si può dire che molte cose non siano cambiate. Ma lasciamo perdere i discorsi sul sistema, che rimane ancora in molti settori monopolistico e tutt’altro che trasparente, e focalizziamoci sullo stato di salute del cliente, e in particolare sul cliente delle ferrovie, quello che, molto o poco che sia, prende il treno per lavoro o per piacere, vale a dire tutti italiani – quelli che non hanno un aereo privato o l’autista a disposizione.

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“Bella ciao” a Piazza Taksim

Cantano Bella ciao

I manifestanti di piazza Taksim cantano Bella ciao, mentre aspettano le cariche della polizia di Erdogan. Quello che è stato un canto di liberazione dell’Europa dal nazifascismo, e ha accompagnato le lotte di tutti coloro che sono scesi in piazza a lottare per i diritti negati, il lavoro, la libertà di esprimersi e di diventare quello che si è, corre ora sulla bocca dei giovani turchi. E corre in italiano, con quelle parole, “bella ciao”, che sono le più perfette al mondo per dare voce al coraggio di chi saluta l’amore e va alla morte (vorrei fosse retorica, ma non lo è: i morti sono già quattro, dall’inizio della protesta). Che i turchi cantino la ballata emiliana commuove, certo, ma induce soprattutto a riflettere.

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