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Non ci sono incolpevoli nella strage della Malaysia Airlines

[«L’Huffington Post», 21 luglio 2014]

Leggo con sgomento le notizie sui trecento morti dell’aereo della Malaysia Airlinesabbattuto da un missile nel cielo di Donetsk. Erano studenti, turisti, lavoratori (il fior fiore della ricerca olandese sul virus dell’HIV) e ottanta bambini. Né più né meno le persone che girano ogni giorno nelle metropolitane delle città d’Europa. Noi, insomma, la gente comune.

L’Ucraina, diffondendo intercettazioni, afferma che i colpevoli sono i separatisti filorussi, che avrebbero colpito per sbaglio. La Russia sostiene che la responsabilità della situazione è dell’Ucraina. I separatisti filorussi dicono: “Che sono venuti a fare qui? Non lo sanno che c’è una guerra?”. Ma davvero l’Ucraina non era consapevole del reale pericolo per l’aviazione civile, al punto da mantenere aperto lo spazio aereo?

E che indicazioni sono venute dalla sua torre di controllo? Davvero i separatisti, se sono stati loro, non volevano colpire un aereo di linea? E davvero la Russia era estranea e non informata delle manovre? E soprattutto, chi tra loro aveva più interesse a consentire una strage di civili che mettesse di colpo la comunità internazionale di fronte alla realtà della guerra in corso, forzandola a prendere provvedimenti?

Ma la cosa più inspiegabile è come sia possibile che un aereo decollato da un Paese europeo faccia rotta su un territorio di guerra. Chi in Europa ha politicamente minimizzato la gravità della situazione in Ucraina, con la conseguenza di consentire che i voli civili continuassero a sorvolarla? E chi sono i responsabili delle agenzie di controllo, a livello europeo e dei singoli stati interessati, che non hanno, di fatto, svolto il loro compito, vietando o almeno fortemente sconsigliando di volare su quella zona?

Se la compagnia aerea si è assunta il rischio di volare su una zona pericolosa per risparmiare sulle spese di passaggio e sul carburante, e magari i passeggeri hanno comprato il biglietto perché era più economico rispetto a quello offerto da altre compagnie, ancora una volta ci tornano in mente le parole di Perpetua: “Mala cosa nascer povero, il mio caro Renzo”. Ma il cittadino deve essere difeso da simili situazioni, deve essere certo che quando compie un’azione banale come comprare un biglietto aereo risparmiando, non per questo sta mettendo a rischio la propria vita. I cittadini europei devono sapere chi, nella catena di controllo, ha sottovalutato il pericolo in maniera così clamorosa, e costoro, singoli e istituzioni, devono risponderne. È anche per questo che vogliamo più Europa.

Se l’Unione Europea esiste, è in queste cose che deve manifestarsi la sua azione. Invece, l’attuale Alto Rappresentante per la politica estera sta per terminare il suo mandato e non si trova un accordo su chi dovrà essere il prossimo. Alcuni Paesi accusano la candidata del governo italiano di essere troppo filorussa. L’Europa non trova una posizione comune nei confronti della crisi ucraina e in questo vuoto politico il cinismo assassino di alcuni e l’incompetente ignavia di molti producono, sommandosi, una strage.

No, mi dispiace, non ci sono incolpevoli in questa storia. Certo non i separatisti, non l’Ucraina, non la Russia; ma neppure la compagnia aerea malese, che adesso annuncia un risarcimento per ogni anima morta, né l’Europa, che ha tradito i suoi cittadini non proteggendoli (i passeggeri erano di molte nazionalità, ma l’aereo era partito da Schiphol, non dimentichiamolo). Adesso, auspicabilmente, ci sarà un’inchiesta internazionale per accertare le responsabilità, ma ciò non basta a rendere giustizia ai trecento che sono morti. Quello che serve è fare in modo che queste tragedie non possano accadere, ossia che non si verifichino le condizioni che le rendono possibili. Bisognerà che chi di dovere inizi finalmente a farlo.

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