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Le nuove frontiere della democrazia: dare Petrarca al popolo

[«L’Huffington Post», 14 novembre 2014]

Da tempo sono convinta che una delle sfide, forse quella fondamentale, dell’italianistica di oggi sia quella di tornare a parlare alla comunità dei lettori, uscendo dalla cerchia asfittica degli addetti ai lavori. Un tempo, un buon libro sulla letteratura italiana era un libro letto da tutti (tutti coloro che avevano una buona formazione scolastica, ovvio). Oggi è rarissimo che uno dei nostri libri venga letto da chi non è studioso dello stesso ambito disciplinare. Perché ciò accada, occorre che i libri che scriviamo siano, prima di tutto, leggibili per chi non è specialista della materia, vale a dire che devono essere scritti in una lingua davvero comunicativa e non criptica, piena di tecnicismi e dalla sintassi ingarbugliata. Ed è inutile nasconderlo: nulla è più respingente, per il lettore medio, della forma tipica del testo con le sovrabbondanti note a piè di pagina alla quale sempre più abbiamo affidato la scrittura scientifica negli ultimi cinquant’anni.

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